La deuxième muse. Brefs sonnets érotiques La seconda musa. Brevi sonetti erotici
INTRODUZIONE DI LUCREZIA LE ROSE in italiano e francese.
Qui in Italiano. Libro di prossima uscita in ebook e cartaceo.
Nella mitologia greca le muse erano dee minori legate al dio Apollo. Erano nove, figlie di Zeus e Mnemosine che in greco significa ‘memoria’ oppure ‘coloro che meditano e creano con la fantasia’. Vivevano sul monte Parnaso, dove amavano suonare, cantare, ballare, creare. Ecco chi erano:
Clio: ispiratrice della storia
Eràto, che provoca desiderio, era la musa della poesia lirica, soprattutto quella dell’amore
Euterpe: proteggeva la musica della poesia lirica
Talìa: presiedeva la commedia, la poesia giocosa e l’idillio
Melpòmene: musa della tragedia
Tersicòre: musa della danza e della poesia corale
Euterpe: proteggeva la musica della poesia lirica
Polimnìa: musa degli inni civili e religiosi
Urania: musa dell’astronomia
Callìope: musa della poesia epica
Ognuna aveva il compito di ispirare e proteggere l’arte a cui era associata ed è per questo che ogni artista, prima di intraprendere il viaggio della creazione, invocava la propria musa per trovare l’ispirazione giusta e la fermezza per il completamento dell’opera.
In questa raccolta di sonetti è alla seconda musa Eràto che si rivolge l’autrice invocando passione e sensazioni. La prima parte, Premier éros, è come un’invocazione all’amore in tutti i suoi aspetti: fisici e mentali, in tutti i suoi bisogni terreni e celestiali. Dale Zaccaria si rivolge all’ispiratrice della lirica d’amore prendendone il significato etimologico, il desiderio, appunto, l’eros che arriva forte, prepotente, cieco ma allo stesso tempo delicato e ragionevole. Nella terza parte della raccolta, La deuxième muse, la musa ispiratrice si fa carne e sangue, vive, ha una voce. Persino la notte e la luna non possono resisterle. Sono versi che descrivono Eràte, incarnazione della poesia d’amore, che descrivono la poesia viva e corporea, che descrivono la sua musa amante.
A volte la poesia è l’unica maniera di esprimere un sentimento che ci invade e che non sapremmo o potremmo esprimere in altra forma.