Roma che verrà
Storie di donne. Dale Zaccaria ricorda Franca Rame
di Donatella D’Acapito –
Se ne è andata un anno fa, Franca Rame. Se ne è andata quasi in silenzio, dopo una malattia che l’aveva colpita mesi prima. Un nome che non lascia indifferenti: simbolo di battaglie e di dignità per molti; scomodo per chi mal digeriva l’ideale dell’autodeterminazione femminile che proponeva. Nome sacro per le generazioni venute dopo, anche se molti non ne conoscono neanche bene la ragione, ma si accontentano di associare quel nome di donna a quello del premio Nobel Dario Fo, marito e compagno di Franca.
Stasera la casa delle donne di Lucha Y Siesta ricorderà la Rame con due reading teatrali a partire dalle 20: Franca Rame Project – Amore e Lotta, a cura di Dale Zaccaria con l’introduzione di Martha Pulina; Rame sostanza Franca …il testo è un pretesto, a cura di Degender Communia e regia di Donatella Mei.
Franca non c’è più, ma quando Dale Zaccaria (che abbiamo raggiunto telefonicamente) ne parla, lo fa spesso al presente.
“Franca ha cambiato completamente la mia vita. Perché attraverso lei è impossibile la menzogna. Ecco: è come se con Franca avessi sempre la verità delle cose, anche in maniera dura. Proprio perché, citando dei versi a lei dedicati da Stefano Benni: ” Non so fingere altro che verità”. Amare Franca, attraversarla, farne parte della mia opera e scrittura, mi porta sempre a fare i conti con la verità, non c’è via di fuga, perché Franca stessa è una persona che porta con sé il senso profondo della verità, con il suo prezzo da pagare ovviamente, ma è il prezzo che ha la libertà. Seguire gli insegnamenti di Franca significa arrivare alla verità e alla libertà”. Dale scopre la figura della Rame negli ultimi anni. È una scrittrice a tuttotondo e poetessa per vocazione.
D. Come nasce il Franca Rame Project?
R. “Nasce nel 2011. È uno spettacolo denuncia in cui c’è tutta una parte di giornalismo d’inchiesta su fonti degli Anni Settanta a cui ho lavorato e su cui continuo a lavorare, perché il materiale è tanto e perché c’è materiale di quegli anni che potrebbe essere stato manipolato. È come se dessi concretezza alla frase che chiude il monologo Lo stupro, quella in cui Franca dice: “Li denuncerò domani”. Provo a ricostruire il perché, chi, e quali sono state le figure che hanno reso possibile ciò che è successo a Franca. È come se ricostruissi il quadro attorno alla violenza: lei nel monologo descrive quello che le è successo; io contestualizzo chi lo ha fatto. Questo è il fulcro. Poi, grazie all’arte di Franca e Dario (Fo, ndr), sono riuscita a costruire vari abiti sul Franca Rame Project, utilizzando il lavoro sui vangeli apocrifi oppure quello sull’amore e avvalendomi in questo caso della loro grande arte. È uno spettacolo aperto. Non lavoro su testi scritti: è come se ogni volta operassi su dei canovacci, rendendo lo spettacolo una volta più poetico ed un’altra più teatrale. Inoltre mi avvalgo dei video di Franca”.
D. Cosa ti ha sconvolto maggiormente rispetto a ciò che hai scoperto in questa tua ricostruzione su ciò che è avvenuto a Franca?
R. “Che lo stupro di Franca è uno stupro di Stato. Lo sapevano e lo hanno detto più volte anche Franca e Dario. C’è stata la complicità dello Stato e dei poteri occulti e deviati. Nel 1973 era Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. Se si conoscono i mandanti, purtroppo poco si sa sugli esecutori materiali. Lo scorso anno, nella commemorazione che c’è stata al Senato, è stato proprio il Presidente Grasso a chiedere che venisse fuori la verità. Grasso ha detto testualmente: “Una così ampia notorietà, mai disgiunta dalla costante volontà – politica nel senso più alto del termine – di incidere sulla coscienza collettiva, provocò l’oscena rappresaglia degli ambienti ideologicamente più avversi: nel marzo del 1973, con gesto ignobilmente punitivo e dimostrativo, in una parola terroristico, Franca Rame venne rapita e violentata da un gruppo di estremisti di destra. Questo odioso ed efferato delitto di matrice neofascista, con il coinvolgimento di apparati antidemocratici, di suggeritori occulti, resterà, dopo molti anni d’indagini e processi, impunito per l’intervenuta prescrizione del reato. Eppure Franca riuscirà a mostrare a tutti, compresi i suoi aguzzini, la sua fibra fortissima riuscendo, nel giro di pochi anni, a convogliare il dolore e il disgusto in un’accorata e liberatoria occasione di denuncia e riflessione collettiva, scrivendo e portando in scena un monologo intitolato Lo stupro. Di fronte alla bestialità di quello stupro, lo Stato democratico e sano ha il dovere di capire fino in fondo la verità, di riparare, di non girarsi dall’altra parte quando servitori fedeli delle Istituzioni, anche a rischio certo di emarginazione, hanno il coraggio di affermare quello che hanno visto e sentito. E’ nostro immutato dovere capire ancora oggi gli intrecci con le stragi e le cause che hanno finora impedito di acclararne le responsabilità”.
Jacopo (il figlio di Dario e Franca, ndr) ringrazierà il Presidente Grasso per il suo intervento.
D. Cosa è successo dopo lo stupro?
R. “Mi sconvolge pensare agli attacchi che Franca ha dovuto subire anche dopo lo stupro, alle continue minacce, agli atti di terrorismo psicologico che ha subìto con telefonate. Anche in questo caso lo Stato non ha taciuto. Franca non era minacciata da una persona in particolare, da un ex, da un soggetto che è possibile identificare, e questo la faceva vivere in uno stato di maggior tensione. Franca veniva attaccata e minacciata per il suo impegno politico. È stata pesantemente insultata anche dopo la sua morte. La notizia stessa della sua morte è stata accolta con frasi irripetibili anche sul web. Atti di inciviltà e di vigliaccheria che voglio denunciare con forza. Atti figli della pochezza umana e del degrado anche sociale e culturale che stiamo vivendo”.
Dale ricorda anche la bagarre nata attorno al servizio del Tg2 subito dopo la morte di Franca: “Lo stupro viene ricordato e non è per nulla contestualizzato. Si sintetizza con le parole agghiaccianti. Nel servizio, infatti, si dice: Una donna bellissima, amata e odiata – dice il Tg2 – Chi la definiva attrice di talento che sapeva mettere in gioco la propria carriera per un ideale di militanza politica totalizzante. E chi invece la vedeva come la pasionaria rossa che approfittava della propria bellezza fisica per imporre attenzione. Finché il 9 marzo del 1973 fu sequestrata e stuprata. È su quel finché…”
D. Il nome di Franca Rame è cucito a doppio filo con le battaglie femministe, lo stupro subito e il coraggio della denuncia. Nonostante il tempo trascorso, le cronache sono ancora piene di episodi di violenza contro le donne, il corpo femminile appare ancora come un oggetto a disposizione del piacere maschile e le generazioni più giovani sembrano quasi serenamente rassegnate ad un ruolo del genere. Secondo te, cosa direbbe Franca?
R. “Franca diceva che si è tornate indietro rispetto agli anni Settanta; parlava proprio della mercificazione del corpo, soprattutto con l’avvento delle televisioni di Berlusconi. Se Franca fosse qui e vedesse la storia delle baby prostitute si soffermerebbe a rifletterci: ha lavorato tanto sul ruolo della donna – ricordo lo spettacolo Tutta casa, letto e chiesa – soprattutto nella speranza che la donna non rimanesse relegata a quel ruolo. La nostra società purtroppo è rimasta patriarcale, maschilista e cattolica. Le giovani hanno assorbito i valori del consumismo e questo non le aiuta. Spesso non è stato loro trasmesso il valore delle battaglie fatte”.
D. Cosa serve per far capire ad una giovane donna che la sua identità viene prima del giudizio di un uomo, che il suo privato è inviolabile e che deve decidere lei a chi aprire e a chi no?
R. “Serve formare la coscienza. I giovani devono conoscere la storia da dove vengono. Con le ragazze bisogna lavorare sul rispetto di loro stesse, sul valore della donna. Oggi non è semplice. Pasolini diceva che il consumismo ha sostituito dei valori con altri falsi ed alienanti. La donna, quindi, si ritrova a dover piacere a tutti i costi, ad utilizzare la propria immagine in un certo senso. Certo che non è facile, ma credo che la cultura – in tutti i suoi aspetti – possa aiutare ed indirizzare le giovani donne ed i ragazzi. Anche indirizzarli alla bellezza”.
D. E tutta questa violenza?
R. “La violenza è un fatto trasversale. Tocca tutti e tutte uomini e donne. Franca ci insegna a denunciare pubblicamente la violenza e l’abuso. Ci insegna a non tacere, anche perché il silenzio diventa nutrimento per chi commette l’abuso. Io l’ho fatto. Ho denunciato pubblicamente attraverso scritti satirici, articoli o con libri inchiesta che sto facendo – ma anche legalmente – per quanto riguarda abusi sul web, situazioni di prepotenze nei miei confronti, alla mia persona, e al mio lavoro artistico. Se la denuncia legale serve come deterrente, più efficaci sono invece le denunce pubbliche come quelle fatte da Franca col monologo Lo stupro. Non bisogna avere paura di denunciare pubblicamente mai: Franca insegna questo. Lo ha ricordato proprio Dario Fo in una recente intervista, invitando non solo a portare alla luce la verità, ma anche invitando ognuno a fare il proprio dovere. Sulla violenza e sulle varie tipologie, vorrei ricordare che Franca sosteneva sempre che la peggior nemica della donna è la donna”.
D. Perché?
R. “Perché è frutto dell’incoscienza. Vivendo in una società maschilista e patriarcale, siamo portate non alla solidarietà ma alla competizione, e spesso alla competizione non sana. Viviamo la gelosia, l’invidia, la prevaricazione. Le donne, anziché essere solidali, diventano nemiche”.
D. Quindi, siccome i maschi sono abituati ad avere quello che hanno perché lo hanno conquistato già (per una sorta di diritto di nascita) possono condividerlo; siccome invece le donne faticano ad averlo, allora si mettono l’una contro l’altra…
R. “È capitato anche a me, proprio per il mio impegno, per la mia scrittura. Anche con lo stesso Franca Rame Project: ricevo più attacchi dalle donne che dagli uomini. Ho anche manifestazioni di solidarietà, è ovvio, ma mi sorprende che proprio nel mio ambiente – quello letterario e poetico – la maggior parte dei soggetti che mi criticano sono donne. L’invidia, forse, è più femminile. È paradossale ma è così. Mi è sembrato sciocco lo abbiano fatto anche nei confronti di Franca Rame. Fra l’altro, in questo modo, non fanno altro che fare il gioco del potere maschile. Un gioco che non porta da nessuna parte”.
D. Cosa ti aspetti dalla serata di oggi?
R. “Mi aspetto di condividere e ricordare Franca e quello credo sia uno dei luoghi migliori dove farlo, perché è la casa delle donne. Domani non parlerò della violenza: sarà un momento più poetico e teatrale. È un momento di ricordo di Franca e vorrei che Franca è tante altre cose: è una grandissima attrice, è bellezza, poesia, teatro. È stata una donna attaccata anche perché era una battagliera, era una donna che aveva il coraggio di denunciare e quindi dava fastidio. Mi aspetto di poter arrivare al cuore delle persone e di condividere il ricordo di lei. Franca mi ha lasciato una frase: ti ho detto delle madri. Per capire un uomo bisogna chiedersi che madre ha avuto. Se l’uomo rispettano la madre rispetteranno poi le donne.Le madri sono il fulcro”.
Le madri sono il fulcro. E se è vero che bisogna guardare a loro per capire gli uomini, è altrettanto vero che sta alle madri insegnare alle figlie la sacralità del loro valore, della loro identità. Perché rispettino ed esigano rispetto. Perché imparino ad essere solidali.
Stasera a Lucha Y Siesta si ricorda Franca Rame. Le sue battaglie sono iniziate più di quarant’anni fa e lei se n’è andata lo scorso anno. Mentre aspettiamo Franca – donna, madre, moglie, figlia, compagna, autrice, attrice, senatrice – apprendiamo che l’assessore alla Cultura del IX municipio, Laura Crivellaro, è stata vittima di stalking da parte di un ex; che in Sudan la giovane Meriam – condannata a morte per impiccagione perché cristiana – ha dato alla luce questa notte il suo secondo figlio in carcere, perché non le è stato concesso il trasferimento in ospedale. E apprendiamo che in Pakistan una giovane donna è stata lapidata dalla famiglia perché ha scelto di sposare l’uomo che amava.
Roma, 28 maggio 2014
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