La conclusione sarà la distruzione dell’oggetto e l’autodistruzione dell’autore stesso: Salò o le centoventi giornate di Sodoma.
Dietro questo film sembra disgregarsi il tempo storico, il passaggio epocale dei corpi, “umiliati e distrutti”. Metafora il film della decadenza del regime fascista e della repubblica di Salò simbolo per Pasolini di quella perversione – che trae il suo leitmotiv da De Sade- perversione che come afferma il poeta è già inscritta nella società attuale e che vede ovunque (1): trattandosi appunto di quel gioco perverso che compie il Potere nella mercificazione, manipolazione e distruzione dei corpi e quindi dell’individuo. E tutto questo non può che riflettersi nell’allegoria pregnante della dissoluzione-disintegrazione dell’uomo nella modernità, dell’antico sapere nei circuiti o meglio corto-circuiti della cultura massmediale.
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