Questi racconti rappresentano la tragica situazione della donna in ogni epoca, in ogni luogo, di città o di campagna, in ogni contesto: in pace, nelle case chiuse del 1958, come in guerra, durante il fascismo.
Ciò che colpisce della narrazione di Dale, è che la donna viene descritta non solo come vittima di abusi, di prepotenze e soprusi indicibili, ma anche come carnefice, come la “ricca signora che aveva truffato tutti” chiamata Madame M o come le suore di “Arcani Maggiori” o ancora come le “Donne Angeli della morte” in Donne d’Armi.
La sofferenza fisica ma, ancor più lacerante, quella intima e dell’anima, è descritta con parole crude ma dirette, che spiegano senza mezzi termini il travaglio, a volte inconscio, che attanaglia le protagoniste e che le porta spesso a soccombere. “Il buio calò dentro il buio”.
In altri “quadri” emergono caratteri forti come la mamma che alla fine riesce ad andare a riprendere la figlia, amata ma lasciata per 12 lunghi anni, così come promesso o le donne come Carmen che “sanno cucire destini”.
Se si pensa che ancora oggi non si è ottenuta quella parità salariale che cercava Stellina, o che ancora accade che “il bene non vince perché il male è più forte”, la mente corre ai fatti accaduti a Milano nella notte del 31 Dicembre appena trascorso; allora le parole di Dale si fanno pugnali e ci feriscono perché è proprio vero che “Il mondo è perso, si muove senza direzione, in un caotico di vivere e sopravvivere”
25 Gennaio 2022
Lucia Laura Laterza
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